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IL MICROBIOTA INTESTINALE: UN ALLEATO INVISIBILE PER LA PREVENZIONE PERSONALIZZATA

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha portato alla luce un protagonista fondamentale della nostra salute: il microbiota intestinale.

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha portato alla luce un protagonista fondamentale della nostra salute: il microbiota intestinale. Si tratta dell’insieme dei miliardi di microrganismi che popolano il nostro apparato digerente, un vero e proprio “organo diffuso” che influenza digestione, metabolismo, immunità e persino funzioni cognitive.

La sua alterazione, detta disbiosi, non è un fenomeno banale: numerosi studi hanno collegato squilibri del microbiota a disturbi intestinali, patologie croniche e malattie sistemiche. Per questo motivo, la medicina preventiva e predittiva guarda sempre più a questo ecosistema come a un indicatore chiave da monitorare.

Microbiota e patologie correlate

Le evidenze scientifiche mostrano che variazioni significative nella composizione del microbiota possono essere associate a molte condizioni cliniche. Tra le più rilevanti:

  • Malattie gastrointestinali: sindrome dell’intestino irritabile (IBS), malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.
  • Patologie metaboliche: obesità, diabete di tipo 2, sindrome metabolica.
  • Disturbi immunitari e autoimmuni: artrite reumatoide, sclerosi multipla, malattie autoimmuni della tiroide.
  • Malattie oncologiche: recenti ricerche hanno messo in relazione la disbiosi con un aumentato rischio di tumori colon-rettali.
  • Patologie ginecologiche: endometriosi, vaginosi batterica, candidosi vaginale.
  • Neuropsichiatria: ansia, depressione e disturbi neurodegenerativi (come Parkinson e Alzheimer) sembrano influenzati dall’“asse intestino-cervello”.
  • Altro: fibromialgia.

Microbioma ed endometriosi

Nelle donne con endometriosi si osservano alterazioni della flora intestinale.

  • Una meta-analisi su oltre 1.700 donne ha rilevato differenze significative nella diversità microbica rispetto ai controlli sani.
  • Alcuni batteri intestinali producono β-glucuronidasi, enzima che può modulare il ricircolo degli estrogeni, influenzando i processi infiammatori associati alla malattia.
  • Evidenze precliniche mostrano inoltre un impatto della disbiosi su cellule immunitarie e mediatori pro-infiammatori e sulla sintesi di neurotrasmettitori responsabili dell’intensità delle sensazioni di dolore

In definitiva, l’analisi del microbiota può aiutare a documentare squilibri che, letti in chiave clinica, possono essere utili a integrare la gestione dell’endometriosi con strategie nutrizionali e preventive mirate.

Microbiota e fibromialgia

La sindrome fibromialgica, caratterizzata da dolore cronico diffuso, mostra sempre più legami con il microbiota intestinale.

  • Studi caso-controllo hanno individuato firme microbiche specifiche in pazienti con fibromialgia.
  • Analisi genetico-epidemiologiche hanno suggerito una relazione causale tra alcuni gruppi di organismi viventi che vengono classificati insieme in base a caratteristiche comuni e rischio di FM.
  • In modelli animali, il trapianto di microbiota da pazienti con fibromialgia ha indotto ipersensibilità al dolore nei topi.

Pur non avendo ancora valore diagnostico, l’analisi del microbioma in questi pazienti può supportare la comprensione del quadro clinico, l’identificazione di comorbilità (es. sindrome dell’intestino irritabile) e l’impostazione di approcci nutrizionali personalizzati.

Perché analizzare il microbioma

Conoscere la composizione del proprio microbioma permette di:

  • Individuare fattori di rischio legati a patologie croniche;
  • Personalizzare la dieta con strategie nutrizionali basate su dati oggettivi;
  • Valutare l’impatto di farmaci o antibiotici sulla flora intestinale;
  • Monitorare la risposta a interventi terapeutici mirati (probiotici, protocolli dietetici, terapie antinfiammatorie).

Dove effettuare l’analisi del microbioma

Presso Medigene S.r.l. a Roma è disponibile il BiomeSure, test del microbioma (analisi del patrimonio genetico del microbiota), basato su tecniche di Next Generation Sequencing (NGS), effettuabile tramite un piccolo campione di feci.
Il materiale biologico viene analizzato in laboratorio e i risultati vengono forniti con un report dettagliato, utile per medici e specialisti che seguono il paziente.

L’obiettivo non è sostituire la diagnosi clinica, ma affiancare i professionisti della salute con uno strumento in più per la prevenzione e la personalizzazione dei percorsi di cura.

Conclusione

Studiare il microbioma intestinale non significa soltanto conoscere meglio se stessi: significa accedere a uno strumento predittivo potente, capace di indicare percorsi di prevenzione e miglioramento della qualità di vita.

Per patologie complesse come endometriosi e fibromialgia, oggi considerate malattie a elevato impatto sociale, la ricerca sul microbiota apre scenari promettenti che un domani potrebbero tradursi in nuove strategie terapeutiche.

Il futuro della medicina passa anche da qui: dall’attenzione a quel piccolo, immenso ecosistema che ogni giorno lavora per la nostra salute.